Mi chiamo Luciano Zinnamosca, sono nato a Ponte di Piave (TV) nell'ottobre del 1947, vivo a Verona.
Laureato in architettura presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dal 1974 svolgo la libera professione.
Dal 1990 mi occupo, in modo particolare, di bioarchitettura; ho frequentato corsi di Feng Shui e Space Clearing.
Parallelamente alla professione di architetto ho coltivato la passione per la scultura.
Eseguo sculture in bronzo e terracotta. Ho esposto le mie opere in diverse mostre personali.
Mi occupo di elaborazione digitale di immagini fotografiche a tema secondo una tecnica che ho definito "fotofusioni".
Dal 1990 conduco, con mia moglie, un percorso di crescita umana e spirituale consapevole che ci ha portato anche in India. L'incontro con la cultura Induista e, in particolare, con il Maestro Sai Baba, ci ha aiutati a maturare una concezione spirituale unitaria del creato ed una visione olistica dell'uomo.
Ho frequentato e guido corsi di meditazione.
Ho acquisito tecniche terapeutiche olistiche quali "Pranic Healing", "Reiki", "Terapia della Parola", non tanto per praticarle a livello professionale, bensì per poter maturare la capacità di riconoscere energie e dimensioni "sottili" e per aiutare la mia crescita spirituale ed umana.
Il mio attuale impegno consiste nel cercare di manifestare il mio Essere alla luce delle esperienze fin qui maturate e di divulgare e promuovere, per quanto sta nelle mie capacità, principi e valori che possono aiutarci a sviluppare maggiore consapevolezza e responsabilità nei confronti di noi stessi, degli altri esseri viventi e di tutto il creato.
A scopo divulgativo sto promuovendo conferenze su alcuni temi di carattere spirituale. A richiesta, mi sposto per tenere le conferenze in territorio nazionale, su compenso a rimborso spese:

 -La Geometria Sacra
 -Verso un Nuovo Mondo
 -Verso l'Uno
 -Utopia? Un Nuovo Mondo è possibile!
 -Il Grande Senso
 -In armonia con l'Infinito
 -Grande reset o Grande Risveglio?
 -Io valgo!
 -Attraversare il conflitto
 -La via dell'unione
 -Un altro uomo
 -Dentro e oltre

I filmati di alcune conferenze si possono trovare su Youtube.

Ho sempre pensato che “fare architettura” come il “fare”, più in generale, non volesse significare l’esercizio di un mestiere, bensì ricercare l’armonia, la sua estasi, la sua pace. Allora il “fare” non è il fine, ma solo strumento per poter finalmente “essere”.
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Non s'aspetta più

La torre del Vescovo troneggia sulla vallata, zeppa di piccole case,
le case dei bifolchi,della plebe,
della plebe immonda che rantola, s'agita senza timor di Dio.
Il Vescovo banchetta coi nobili cortigiani:
una pausa di lavoro per esaltare la missione, predicare la Carità, esercitare il Ministero.
Parole di pace, ma la plebe reclama pane. La plebe immonda reclama la gioia.

-
" Ma figli miei, qual gioia migliore della sofferenza?
Attraverso la sofferenza si costruisce e si conquista il regno di Dio.
Sete di giustizia? Ma è forse giusto il vostro odio, Il vostro rancore?
La sola cosa giusta è la Legge di Dio! E Dio certo non c'invita all'odio ma all'amore, al perdono,
quindi andate... e perdonate. E... mi raccomando : pregate, pregate, pregate.
Preghiera e pentimento. Solo così otterrete il perdono di Dio.

La plebe si dissolve nella nebbia, scompare assorbita nelle piccole case.
Su tutti il silenzio della preghiera, il silenzio del pianto che non può coprire le grida dei bimbi affamati.
E il Vescovo, per colpa loro, non dorme più. Soffre d'insonnia e s'arrovella:

-
" M'han tolto il sonno. Irriconoscenti! Farmi soffrire in cotal modo!
Certo qui c'è lo zampino del demonio. Dovrò escogitare qualche diavoleria per togliermelo di dosso.
-
Zampa di lepre e corna ritorte tolgon di torno persino la morte.-
Ah! Quei cani maledetti. Ma chi gli avrà messo in testa certe idee.
Non vogliono il re. Ma il re è necessario! E' buona cosa!
Non ci può essere ordine, l'amor del bene senza una guida morale e politica.
Non v'è famiglia unita senza padre! Così non v'è popolo unito senza re!"

Ma la plebe ancora rantola, sempre più s'agita e scoppia dovunque in tumulti.
Grida dovunque ai piè delle case. Strisciano fin sotto la torre, reclamano il Vescovo,
una parola d'assenso per il loro gesto.

-" Ma cari figli, no! Fermi, che fate? Non è possibile che il vostro odio giunga a tanto!"

-"Mio Signore, non s'aspetta più! E con tutto il rispetto per Vossia, questa è pur anche terra mia:
terra scavata, sudata, insanguinata; terra cercata, raggiunta; terra sognata.
Terra di tutti, dentro e fuori le mura, terra buona, ma dura;
buona per le patate, per le bietole, per le insalate,
con erbe saporite per i conigli, grandi prati verdi per crescer figli.
E se Vossignoria ancora si compiace, noi vorremmo crescerli in pace.
Ma non possiamo sempre abbassar la testa, accettare le botte con gioia manifesta.
Quando s'ha da piangere si pianga! Ma se ha da venir la gioia che venga!
E con tutto il rispetto per il vostro Dio, della mia vita son padrone io.
Dovrebbe capire ancora sua Maestà, ch'è gran bella cosa la libertà;
non possiamo più crescere con rabbia: liberi d'andare sì, ma dentro ad una gabbia."

Il Vescovo s'arrabbia, si dispera. Piange inaspettatamente.
E il villano si chiede se quelle lacrime copiose, lacrime di Vescovo, siano amare e salate come le sue.

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