Un salto nel vuoto

Un salto nel vuoto m’appresto a spiccare! Da tempo immemorabile m’aspetta e io l’aspetto. Desiderato dapprima inconsciamente, poi con più consapevole attesa e dedizione, ora con ardente aspettativa e più determinata disposizione.Leggi tutto...

Sempre con un certo timore, come per qualcosa di arcano, sconosciuto, seppure con la certezza d‘un incontro inevitabile!
Sono cresciuto! Ho camminato! All’inizio erano passi incerti, timidi, alcuni indietreggiando o cercando vie possibili di fuga, scorciatoie, discese da percorrere a passo di corsa, in scioltezza; portavo a spalla un pesante fardello di presunta sapienza, tante belle idee e pensieri carichi di parole, ma era comunque nel silenzio che percorrevo più strada, a volte senza avvedermene, se non a tappa conclusa, a consuntivo. Ogni conclusione era un nuovo punto di partenza, un altro avvio. Pian piano, di tappa in tappa, sentivo che, più della meta, valeva il cammino, e più camminavo, attento all’intorno e all’interno, meno sapevo di sapere e più desideravo capire.
Ho visto paesaggi sconosciuti, nuovi, ampi orizzonti mi si sono rivelati, e persone: anime e anime e anime ancora, di fianco d’intorno, dentro me, altri me, come me vicini o nascosti a se stessi, lontani, perduti, saputi, ritrovati, incantati, sbattuti, sballati, arditi, intimoriti, aperti al perdono, dimenticati, assonnati, adirati. Molti chiaramente affaccendati, indaffarati, votati all’avere, al conquistare, possedere, accumulare; altri intenti e contenti di mollare, lasciare e lasciarsi andare, alla cerca di tesori nascosti da scoprire, neppure troppo lontano, ma dentro, in un qualche intimo sospiro o misterioso anfratto, nelle pieghe del cuore, in infinitesime memorie, diffuse in miliardi di cellule informate, consapevoli testimoni di un disegno d’amore grande come l’universo. Con questi mi sono accompagnato, ho riso di gioia ad ogni scoperta, per ogni conquista. Ho pianto lacrime amare di sconforto e delusione per quanto non visto, non capito, non riconosciuto o saputo accogliere come dono di questa perfetta e amorevole, giusta, vera e santa Vita che ora sento vibrare nelle ossa e nel sangue: ebbrezza cosciente, armonica sapienza, eterna presenza, diffusa ovunque, in tutto, eppure integra ed intera, intatta e inalterabile, fonte di gioia, illimitata conoscenza e comprensione.
A fatica ho lasciato le sagome, proiettate sulle ruvide pareti dell’oscura caverna, per scoprire quanto fosse luminoso il cielo che da sempre è sopra e dentro di noi: ancora cerco di raccontarlo di chiamar fuori tanti altri, addormentati nell’ombra.
Quanto ancora credo di sapere, di conoscere!
Tutto è così prossimo eppur così lontano, dentro e fuori, confuso tra luci ed ombre! Fatico a discernere ciò che è da ciò che appare. Ora però so che non posso più restare! Tutto ciò che ho potuto cercare, sapere, conoscere, so di dover lasciare, trattenendone il profumo dell’esperienza, l’intima coscienza. Con bagaglio ancor più leggero ora posso e debbo viaggiare. È pur troppo ciò che ancora mi trattiene, appesantisce e rallenta il cammino.
Ora che si presenta l’abisso su cui devo lanciarmi per imparare a volare, devo togliermi ogni veste, per farmi sempre più leggero. Non serve, tutto ciò che ho imparato e conosciuto, se non trovo il coraggio di spiccare il salto cui sono alfine chiamato.
Ho una sola certezza: il deserto! Il solo pensiero mi spaventa. Non so da dove partire, come orientarmi per potermici avvicinare. Ne cerco le stanze onde misurare pareti, trovare appigli sicuri cui affidarmi, anche ad occhi chiusi. Avrò di cui nutrirmi? E per dormire? Avrò caldo, freddo? Mi saprò orientare? Quali e quanti pretesti avanzo per non decidermi a partire!
Il deserto è qui, io stesso lo sono da sempre! Mi ci devo solo addentrare e restarci, silente nel silenzio e, una volta svuotato e ripulito, diventare alito disciolto nel respiro, diffusamente distribuito in ogni infinitesima porzione dell’infinito universo, uno con esso, gioia, sapienza e coscienza, consapevole d’essere l’Amore che sono.

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