Elogio del silenzio

All’ombra d’un sole instancabile cerco anfratti silenziosi e refoli improvvisi, balsamo all’arsura.

Mi nascondo o almeno cerco di farlo. Dietro persiane accaldate m’invento pensieri che non siano d’attrazione cocente.
Incroci d’arie mi colgono assorto suscitando torpidi risvegli. Tento inutilmente d’aggrapparmi a sogni di monti ventosi ed innevati, sciabordio d’onde e spruzzi sul viso.
Tutto s’intiepidisce in fretta e ristagna: ho ali stanche per volare! M’attraggono soltanto frammenti di silenzio tra un refolo e l’altro, tra un fugace e l’altro pensiero. In quell’attimo sospeso pure il sole s’adombra, il suo torrido respiro si tace. Rimane soltanto il frinio delle cicale mentre il resto del mondo scompare coi suoi umori, rumori, tremori, folli editti e scrosci di guerre lontane.
L’anima assetata cerca refrigerio; in questa lontananza incontra penombre di redenzione, d’armonia e di pace.
Mi posso assentare, allontanare dal fuoco di vite bruciate ardendo di passione.
Da una fresca caverna, aperta sul mondo, contemplo con distacco spazi verdi e misuro distanze: da un passato ancora presente, da sogni, illusioni e fantasie.
È tutto così lontano!
Seduto rimango ad ascoltare lo scoppiettio d’un piccolo fuoco ai miei piedi: freme proiettato sulle pareti scure, esalta anfratti e sporgenze, solletica e sospinge altri sogni e meraviglie. Non ho altro da fare che osservarlo danzare.

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