Non so

Vengo di sicuro da lontano! Non ricordo da dove né ricordo alcunché del luogo d’origine.

Potrebbe essere un corpo celeste simile alla terra o a qualche altro pianeta del sistema solare o di altro sistema galattico. Non so se chi vi abita somigli a noi esseri umani, in che foggia vesta, che lingua parli, se sia più o meno intelligente di noi, più saggio. Mi chiedo pure se tutte le persone che frequento, che conosco, che quotidianamente incrociano i miei passi, vengano dallo stesso posto e se abbiamo riportato da là qualcosa che ci accomuna.
Posso dire di avere delle percezioni. Niente di certo! Solo cose, situazioni e sensazioni sognate, intuite e niente più. Nel tempo alcune si sono radicate nel profondo del mio animo e si avviano a diventare certezze strettamente personali e intimamente radicate.
L’intuizione più forte è di venire da una dimensione eterea, materialmente inconsistente. So che là si sta bene: non c’è il peccato, l’errore, la noia e l’abbandono; non c’è denaro né bisogni da soddisfare o mete da conquistare. Non v’è separazione, paura, pregiudizio alcuno. Si vive d’abbondanza, in armonia e bellezza, in pace, e i sogni sono la realtà, tutto ciò che si sogna.
Per mala sorte o per fortuna mi trovo catapultato qui, in questa torrida dimensione: ogni pensiero s’infiamma e brucia attimi di vita, i desideri avvampano rimanendo inappagati fino a degenerare e diventare follia. I sogni rimangono al di là, oltre e fuori dalla “realtà” che invece opprime, schiaccia sotto il peso di responsabilità che ci attribuiamo o ci vengono attribuite a nostra insaputa.
Se dovessi dirne qualcosa direi: “Fatica”. Ogni giorno, ogni “santo” giorno una fatica in più. C’è chi la chiama disgrazia chi opportunità ma, sia in un caso che nell’altro c’entra sempre la fatica.
C’è chi s’arrabatta per il cibo, per la casa, per il denaro ed il potere; chi cerca successo e fortuna a basso costo ed alto rendimento, chi combatte guerre impossibili senza vincitori e vinti, chi vive ai margini, chi oltre, chi non sa di vivere, chi se n’è scordato o non ne vuole sapere.
C’è chi sta solo anche senza volerlo e chi vive in compagnia desiderando d’esser solo. C’è anche chi vive per l’amore senza mai trovarlo e chi ama non potendo fare altrimenti.
Spesso mi chiedo che senso ha tutto questo? Non posso che rispondere: “questa è la Vita”. Qualsiasi scelta nata da un pensiero, espressa a parole o nell’agire, lascia comunque un segno. Viene registrato, memorizzato, scolpito in ogni cellula, nella sua memoria e diventa coscienza.
Dove essa sia collocata non lo posso dire, né se sia solo mia ma, alla mia età, credo di poter dire che è certamente un malloppo consistente anche se ce ne vuole per affermare di possederla tutta. Più passa il tempo, più in lei mi riconosco; più cresce, si espande, più preme spingendomi a maturarne ancora, e ancora, in un crescendo verso mete inarrivabili ma con sempre maggiore fiducia e pacata osservazione. Mi ci riconosco! So che anche lei viene da lontano, m’accompagna amorevolmente ed io m’abbandono a lei perdutamente al punto di poter dire consapevolmente ch’io stesso sono coscienza ed essa si serve del corpo e della mente per fare esperienza di sé.
La gioia è il contraltare della sofferenza. Non esisterebbero l’una senza l’altra. Mi pare di capire che è proprio la sofferenza a spianare la strada per la gioia.
Conoscere ed esperire il buio serve a far apprezzare la luce; l’amaro il dolce, il freddo il caldo, la paura l’amore fino a comprendere ineluttabilmente che entrambi gli aspetti hanno un’unica origine e un’unica finalità: l’Amore.

1

Lascia un commento

Scroll Up